La Rubrica di Society prosegue anche sul Blog del Bradipo!!

Dato che nell’articolo intitolato “Un racconto di chi se ne va” è emerso il tema della cooperazione all’estero, il nostro caro amico Bradipo ha deciso di approfondire la cosa e raccogliere qualche informazione a proposito in una breve intervista.

La persona intervistata è un giovane educatore del mio oratorio, che vari anni di studio, ha deciso di dare, per ora, una svolta alla sua vita. Ci ha raccontato quale lavoro ora svolga all’estero, non trovando nulla in Italia. E tuttavia, è stata una buona scelta.

1. In cosa sei laureato e quando hai preso la decisione di partire?

Sono laureato in scienze dell’educazione e antropologia. durante la laurea specialistica ho studiato le culture di diversi popoli del mondo e ho iniziato a sentire il desiderio di partire per vedere con i miei occhi altre realtà

2. Dove stai lavorando attualmente? E negli anni scorsi in che paesi sei stato?

Lavoro a Kinshasa, capitale della Rep. Dem. del Congo. per lavoro sono stato in Egitto, ma per studio sono stato in irlanda e Inghilterra

3. In seguito a cosa hai sentito l’esigenza di andare via dall’Italia? Timori di aver lasciato amici e famiglia?

L’esigenza nasce dal fatto che diverse regioni del mondo sono molto povere, come per esempio gran parte dell’Africa. Sono convinto che la maggior parte delle cause di questa povertà dipendano dallo stile di vita Occidentale (es: sfruttamento delle materie prime, pagate poco in Africa, ma rivendute care in Europa). Credo quindi che per migliorare le condizioni di vita di queste popolazione sia necessario cambiare le abitudini occidentali, ma è necessario anche conoscere le realtà di questi paesi più poveri per capire come sia possibile organizzare questo cambiamento.

4. In cosa consiste concretamente la tua attività? Con che genere di persone hai a che fare quotidianamente?

Seguo tutto ciò che riguarda il Sostegno Senza Distanza, quindi controllo che i bambini vengano curati dal dottore, ascoltati dalle psicologhe, che frequentino la scuola, gestisco le comunicazioni tra bambini e sostenitori e verifico che tutte le donazioni vengano realizzate il meglio e prima possibile. Ho a che fare soprattutto con i responsabili dei Centri con i quali collaboriamo e sono aiutato da diversi colleghi congolesi.

5. Il lavoro di cooperante si svolge allo stesso modo nelle diverse associazioni di vari paesi?

Sì e no, nel senso che generalmente un cooperante svolge un’attività di coordinamento che è molto simile per tutti i paesi, ma cambiano i progetti d’intervento, quindi cambiano le competenze specifiche richieste e cambiano alcune modalità di lavoro.

6. Cosa pensi dei giovani che vanno all’estero dopo aver finito gli studi?

In generale è sempre una bella esperienza conoscere altre culture, altre persone, altri posti e allargare i propri orizzonti mentali, quindi consiglio a tutti di visitare almeno un altro Paese al di fuori dell’Italia. Certo è che bisogna esserne convinti e non farlo per “moda”, perché il cambiamento e la conoscenza dell’altro richiede impegno.

7. Pensi che sia giusto che rimangano lì o che dopo molti anni ritornino in italia?

Sono abbastanza cosmopolita, quindi penso che ognuno debba fare le proprie considerazioni e valutare se per lui sia meglio restare all’estero o tornare in Italia.

8. Qual è l’aspetto più difficile nella vita tra il tuo mondo attuale e quello che hai lasciato qui in italia? Voglio dire, c’è qualcosa a cui non ti sei ancora abituato nonostante il tempo?

Personalmente, mi adatto facilmente a quasi tutto. Ciò per cui provo resistenza è la grande differenza fra ricchi e poveri che si può vedere qui in Congo, l’elevata violenza fra le strade e il grande numero di approfittatori.

9. Dì la tua opinione riguardo il volontariato giovanile, sia all’estero che qui in italia.

Credo sia importantissimo fare del volontariato, non importa né dove, nè in quale settore. Mi piacerebbe che tutti facessero del volontariato, giovani o adulti che siano, perché dà la possibilità di costruire relazioni umane basate sulla generosità e perché, spesso, permette di acquisire delle competenze tecniche e relazionali che servono anche sul mondo del lavoro o nella vita di tutti i giorni.

Ringrazio molto Andrea per l’intervista a distanza e mi farebbe piacere se qualcuno ha tratto spunto dalla sua testimonianza.

Ricordiamo infatti che per prendere decisioni di questo tipo documentarsi anche grazie a persone conoscenti è importantissimo.

Francesca Bertuglia.